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Storia

L'Arengo

          Agli inizi della storia della comunità sammarinese, periodo di cui si sa quasi nulla, è probabile che le decisioni più importanti per la minuscola società venissero prese durante un’assemblea a cui partecipavano membri di tutte le famiglie, cioè che i poteri politici non fossero delegati a nessuno e che si operasse in un clima di totale democrazia diretta.
          Quest'assemblea, passata alla storia col nome di arengo, era composta da tutti i capifamiglia del territorio, e fino al XVI secolo detenne grandi poteri, oppure venne utilizzata come corpo elettorale con cui rinnovare il Consiglio nominando nuovi consiglieri.
          Prima che venisse costruito il primo palazzo pubblico della comunità, si riuniva ad un'ora stabilita nell'atrio della pieve, al suono della campana, quando i Consoli, ovvero i Reggenti, lo ritenevano necessario.
          Veniva fatto l'appello da parte di un console, o del notaio del comune, che svolgeva mansioni di segretario, e gli assenti dovevano poi pagare una multa al camerlengo, cioè al tesoriere. Era assolutamente proibito creare confusione e zizzania al suo interno: chi l'avesse fatto era soggetto a pene pecuniarie, o anche corporali.
          Finché il numero dei Sammarinesi rimase esiguo, è molto probabile che l'arengo fosse l'unico organo politico della comunità, forse gestito dall’abate del monastero o da qualcuno che ne era il coordinatore. Quando la popolazione crebbe, invece, si sentì l'esigenza di creare altri organismi politici meno numerosi, più facili a convocarsi e riunirsi, dove le decisioni potessero essere prese con una certa velocità. Non si sa però con precisione l'epoca in cui si affiancarono all'arengo altri istituti politici.
          Nel XIII secolo, periodo in cui si formò il comune di San Marino, risultano già esservi un Consiglio Speciale ed un Consiglio dei LX, detto anche Grande e Generale, per cui è assai probabile che l'esigenza di queste assemblee più ridotte sia emersa nel momento in cui il comune sammarinese diventò una realtà politica ben articolata con una vita sociale strutturata e complessa.
          L'Arengo comunque non fu mai totalmente accantonato da queste nuove assemblee politiche, anche se dovette rinunciare via via a molte delle mansioni che svolgeva. Fino al 9 gennaio 1571 i documenti ci attestano che sicuramente esso rimase vivo, sebbene venisse convocato solo molto saltuariamente e le decisioni più importanti fossero ormai prese dalle altre assemblee.
          Poi gli statuti redatti tra la fine del '500 e gli inizi del secolo dopo lo esautorarono del tutto, senza però arrivare ad abolirlo, lasciandogli solo alcuni poteri minori di secondaria importanza.
          Da quel momento in poi, nonostante sia emersa qualche volta nei secoli successivi anche la volontà da parte di qualcuno di riesumarlo per giudicare l’operato del Consiglio, l'Arengo come assemblea dei capifamiglia non venne più riunito fino al 25 Marzo 1906, assumendo così una fisionomia diversa rispetto alla sua originaria: in pratica divenne un momento della vita comunitaria che si svolgeva due volte all'anno, in aprile e ottobre, in corrispondenza dell'elezione delle nuove Reggenze, in cui ogni capofamiglia poteva inoltrare petizioni e richieste al Consiglio Grande e Generale, purché fossero d’interesse pubblico, tramite i nuovi Reggenti,.
          Ancora oggi l’arengo sopravvive semestralmente con queste funzioni. Dopo aver valutato se le istanze presentate rivestono interesse pubblico, la Reggenza ha il dovere di sottoporle, entro il termine del proprio mandato semestrale, al Consiglio Grande e Generale, che può accoglierle, e quindi dar corso a quanto viene richiesto al loro interno, o respingerle.
          L’arengo storico perse quindi ogni facoltà deliberativa ed ogni controllo sulle altre assemblee politiche: ciò permise l'instaurarsi dell'oligarchia da parte del Consiglio dei LX fino all’arengo del 25 marzo 1906 che, grazie alla prima legge elettorale promulgata a San Marino, rese rinnovabile il Consiglio per una terza parte ogni tre anni tramite suffragio elettorale maschile.
          In quell’occasione, tuttavia, l’arengo non venne utilizzato come in passato (organo deliberativo o corpo elettorale), ma come assemblea referendaria composta dai soli capifamiglia.

Il Consiglio Grande e Generale (Il Consiglio dei LX)

          Tracce di questo istituto politico sono già rintracciabili nei documenti del XIII secolo, ma sicuramente all'epoca esso doveva condividere il potere e la gestione della piccola comunità sammarinese con altri organismi politici come l'Arengo ed il Consiglio dei XII.
          Nel corso dei secoli fu però il Consiglio dei LX che assunse il supremo potere sullo Stato sammarinese, tanto che gli statuti del '600 lo definiscono "il principe supremo, ed assoluto e solo" della comunità, e gli attribuiscono "il diritto della morte e della vita, e dei beni di ciascuno della predetta Terra", e tutti gli altri poteri necessari a governarla e gestirla.
          Sebbene nei primi statuti della Repubblica, quelli del XIII e XIV secolo, non fosse indicato da quanti membri dovesse essere composto il Consiglio, probabilmente fin dalla sua nascita era di 60 consiglieri, anche se questo numero variò parecchie volte nel corso dei secoli aumentando o diminuendo.           Fino al XVII secolo era l'Arengo che periodicamente eleggeva i consiglieri, ma gli statuti del '600 stabilirono che fosse direttamente il Consiglio a nominare da solo al suo interno, tramite cooptazione, i suoi nuovi membri.
          L'unica regola a cui era soggetto era quella che stabiliva che 40 consiglieri fossero della "Terra" di San Marino, ovvero di Città e Borgo, e 20 delle "Ville", cioè del contado. In pratica gli statuti secenteschi cercarono di mantenere una fisionomia democratica all'interno dell'organo politico più importante dello Stato, perché dovevano esservi presenti rappresentanti di tutto il territorio.
          Però nel corso del tempo ad assumere l'effettivo governo della Repubblica furono quelle poche famiglie detentrici del potere economico e soprattutto in possesso della cultura necessaria per stare ai vertici di una comunità politica. Al posto della democrazia s’instaurò quindi l'oligarchia, ed il Consiglio divenne uno strumento in mano a pochi individui, anche se all'apparenza era democratico perché tra i suoi 60 componenti vi erano ancora rappresentanti di tutti i ceti del territorio. Durante il XVII e XVIII secolo, poi, la detenzione del potere da parte di una ristretta oligarchia divenne ancora più evidente, perché di fatto venne ufficializzata una nobiltà locale e si deliberò che il Consiglio dovesse essere composto da 20 consiglieri nobili, 20 della Terra e 20 delle Ville. I nobili ovviamente erano in genere gli appartenenti alle famiglie più potenti, ricche e blasonate della Repubblica.
          Questa situazione, che veniva seriamente a compromettere la democraticità del massimo organo politico dello Stato sammarinese, di tanto in tanto era soggetta anche ad essere contestata da parte di chi voleva tornare alla tradizione democratica dell'arengo, e delle origini della Repubblica, tuttavia rimase immutata fino al 25 marzo 1906, data in cui venne riconvocato l'arengo per stabilire se il popolo sammarinese voleva lasciare la situazione del Consiglio com'era, oppure rinnovarlo periodicamente tramite regolari elezioni. I Sammarinesi scelsero questa seconda soluzione abolendo così il Consiglio che si nominava per cooptazione (cioè che si rinnovava da solo al suo interno), e deliberando di eleggere i consiglieri direttamente, così come viene fatto anche oggi, tramite suffragio elettorale.


Tratto da “La Storia e l’Ordinamento della Repubblica di San Marino” - di Verter Casali (I^ edizione 2003)



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